Gli esseri umani sono cattivi e violenti per natura, come gli animali. Del resto lo siamo.
Proviamo a sublimare gli istinti più bassi da sempre e per vari motivi, per lo più utilitaristici come la convivenza nel patto sociale oppure la sussidiarietà nei contesti organizzati, ma tutti conosciamo la furia di sentimenti come rabbia, vendetta, impotenza, odio, disprezzo.
Nessuno è immune dal proprio lato oscuro, né a livello individuale né tanto meno collettivo, e tutto sommato sarebbe impossibile il contrario e insano non esserne consapevoli.
Nell'antichità i nostri antenati sono stati dipinti spesso come delle belve incivili e feroci, oppure al contrario come buoni selvaggi scarsamente sfiorati dalle cattive intenzioni e ovviamente nessuna delle due semplificazioni estreme potrà avvicinarsi facilmente alla realtà: insieme a schiere di studiosi ben più esimi di me, sostengo per istinto che non esiste progresso e nemmeno evoluzione in senso positivista nella storia degli uomini. Credo che gli esseri umani siano gli stessi da sempre e che la differenza la faccia solo la tradizione, intesa come patrimonio di cultura, conoscenza, sensibilità, esperienza che le comunità di uomini e donne hanno accumulato in un certo lasso di tempo e hanno tramandato alle generazioni future. Il pensiero scientifico è solo uno dei saperi che stiamo tramandando, ma non sapremo mai se è meglio o peggio di altro, forse è più efficace, ma tutto dipende dal principio di misurazione e dalla sua comparazione.
Insomma, mi piace pensare a una comunanza di spirito tra gli esseri umani che travalica la storia e il tempo e nell'archeologia non ho fatto altro che cercare questo legame solido di umanità, anche nell'augurare il male a qualcun altro.
Tra le iscrizioni che ho studiato tanti anni fa nel mio corso di studi e che era possibile ritrovare negli scavi archeologici, infatti, ce ne sono alcune particolari: le tabellae defixionis. Nient'altro che scongiuri, maledizioni.
Si trattava di piccoli fogli di piombo, un materiale infausto e infero per natura, che venivano incisi a punta con iscrizioni varie di insulti, auguri di morte, invocazioni di sciagure, poi arrotolati e trafitti da chiodi e affidati alle divinità malefiche della terra, in modo che leggendole potessero dare loro corso e realizzazione: venivano buttati nei pozzi e nelle sorgenti, ovunque potessero arrivare al cuore dell'Ade.
Magia nera o superstizione? Ma poi c'è differenza tra le due?
Danneggiare un altro è un istinto primordiale nel nostro DNA rettile e quando non si hanno mezzi economici o intellettuali che ci permettano di superare il male, oppure di realizzarlo restando impuniti, da sempre la gente povera ripiega sulla bestemmia e sull'incantesimo a buon mercato: la frustrazione genera violenza, così come l'ingiustizia diffusa, l'abuso di potere, la rigidità sociale, la miseria.
Proviamo a sublimare gli istinti più bassi da sempre e per vari motivi, per lo più utilitaristici come la convivenza nel patto sociale oppure la sussidiarietà nei contesti organizzati, ma tutti conosciamo la furia di sentimenti come rabbia, vendetta, impotenza, odio, disprezzo.
| Albintimilium, 2017 |
Nell'antichità i nostri antenati sono stati dipinti spesso come delle belve incivili e feroci, oppure al contrario come buoni selvaggi scarsamente sfiorati dalle cattive intenzioni e ovviamente nessuna delle due semplificazioni estreme potrà avvicinarsi facilmente alla realtà: insieme a schiere di studiosi ben più esimi di me, sostengo per istinto che non esiste progresso e nemmeno evoluzione in senso positivista nella storia degli uomini. Credo che gli esseri umani siano gli stessi da sempre e che la differenza la faccia solo la tradizione, intesa come patrimonio di cultura, conoscenza, sensibilità, esperienza che le comunità di uomini e donne hanno accumulato in un certo lasso di tempo e hanno tramandato alle generazioni future. Il pensiero scientifico è solo uno dei saperi che stiamo tramandando, ma non sapremo mai se è meglio o peggio di altro, forse è più efficace, ma tutto dipende dal principio di misurazione e dalla sua comparazione.
Insomma, mi piace pensare a una comunanza di spirito tra gli esseri umani che travalica la storia e il tempo e nell'archeologia non ho fatto altro che cercare questo legame solido di umanità, anche nell'augurare il male a qualcun altro.
Tra le iscrizioni che ho studiato tanti anni fa nel mio corso di studi e che era possibile ritrovare negli scavi archeologici, infatti, ce ne sono alcune particolari: le tabellae defixionis. Nient'altro che scongiuri, maledizioni.
Si trattava di piccoli fogli di piombo, un materiale infausto e infero per natura, che venivano incisi a punta con iscrizioni varie di insulti, auguri di morte, invocazioni di sciagure, poi arrotolati e trafitti da chiodi e affidati alle divinità malefiche della terra, in modo che leggendole potessero dare loro corso e realizzazione: venivano buttati nei pozzi e nelle sorgenti, ovunque potessero arrivare al cuore dell'Ade.
Magia nera o superstizione? Ma poi c'è differenza tra le due?
Danneggiare un altro è un istinto primordiale nel nostro DNA rettile e quando non si hanno mezzi economici o intellettuali che ci permettano di superare il male, oppure di realizzarlo restando impuniti, da sempre la gente povera ripiega sulla bestemmia e sull'incantesimo a buon mercato: la frustrazione genera violenza, così come l'ingiustizia diffusa, l'abuso di potere, la rigidità sociale, la miseria.
Insomma quello che mi chiedo da qualche tempo è: quando non si hanno mezzi per agire contro le ingiustizie è dignitoso lanciare anatemi?
Le maledizioni, così come la superstizione tout court, ma anche la mantica e la magia, ci aiutano a superare la violenza e a non farne ricorso oppure sono strumenti di violenza?
E rendersi conto dell'impotenza rispetto a certi squilibri e sperequazioni catalizza la violenza oppure la smorza?
Sono tempi bui. Non è un caso che li chiamassero anni di piombo.
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