I sogni erano l'argomento più appassionante delle giornate di lavoro con le mie colleghe psicologhe quando lavoravo come commessa in una catena di negozi sportivi: significati, paure, analisi, il tutto piegando maglie di pile o svuotando camerini.
Si parlava anche di desideri e frustrazioni, di percorsi e sentimenti, ma del resto è la stessa cosa: nei sogni ci siamo noi, in modo sintetico e misterioso, ecco perché si è sempre pensato che i sogni arrivano dagli dei.
Un dono di arte inconsapevole per tutti.
Il miei sogni ricorrenti nell'infanzia erano tutti al limite della trama da film horror e avevano sempre a che fare col pericolo per la mia famiglia in mille variazioni di mostri, lupi mannari, zombie e simili.
| Torino, 2017 |
Forse da figlia degli anni '80 era più facile materializzare le paure con i film di Romero!
Nel tempo invece mi ha accompagnato periodicamente un sogno buffo, quasi comico, se la sensazione prevalente durante e dopo non fosse sempre un certo disagio: in pratica ho la necessità di fare la pipì, mi scappa proprio e cerco un bagno ovunque mi trovi (le situazioni sono infinite, ho un'esperienza di anni di questo sogno, dall'adolescenza a oggi mi sono vista ovunque: nei corridoi dell'università, sul treno, in città sconosciute e conosciute, al mare, etc). Quando finalmente trovo la toilette sono sempre costretta a scegliere tra il bisogno fisico e l'esposizione, perché le condizioni che devo accettare per liberarmi sono sempre stranissime, ma tutte riconducibili a uno schema preciso: niente porte, muri a vetro, bagni in comune ad altri, persone che guardano o potrebbero vedermi…
E scelgo sempre di espormi.
L'ultima versione di questi giorni finalmente mi ha offerto un piccolo bagno con la porta chiusa da dentro e "coprente", ma l'invasione è rappresentata da un'immagine degna del miglior Tarantino: un braccio dalla fessura sotto la porta mi tocca i piedi e le gambe. Aiuto!
Pensare che da ragazzina volevo fare il geometra, occuparmi di cose semplici e schematiche, come è giusto per chi è nato sotto il segno della Vergine; nessuna opinione da esprimere e difendere in pubblico, nessun convegno, assemblea, congresso... Poi però ho scoperto che non avrei avuto compagne di scuola femmine e i miei genitori mi hanno consigliato un percorso più standard e gender oriented. E liceo classico fu.
Ora, una delle curiosità più morbose e infantili che ho ancora sui sogni è questa: cosa sognavano tutte quelle persone che hanno avuto percorsi personali estremi, al limite delle scelte tra il bene e il male per convinzioni politiche ed ideologiche? Cosa sognavano Feltrinelli, Pinelli e gli altri? Come esorcizzavano il pericolo, la colpa, la paura di sbagliare? Di cosa avevano terrore? Facevano i conti con la morte propria e degli altri?
E la compagna Mara? Lei che ha deciso di uccidere senza motivo, ma anche di amare con devozione cattolica un solo uomo fino alla morte, si sentiva coerente, all'altezza? E colpevole? Sognava la rivoluzione o soltanto di dare la morte?
Non ho nessuna intenzione di mitizzare o riabilitare Margherita Cagol: non è necessario, né opportuno per nessuno per ovvi motivi oggettivi e storici, figuriamoci per un personalissimo e insignificante diario come questo. Credo solo che tutti abbiamo un anti- eroe in cui ci "riconosciamo" per opposizione e a cui destiniamo i pensieri più lontani da noi. E individuiamo questo doppio non- io nelle scelte fatte da quel personaggio, nella lontananza morale e materiale che esiste, oppure al contrario nelle piccole coincidenze: in un anno di nascita che è lo stesso della propria madre e che fa scaturire parallelismi e congetture, oppure passando davanti ai luoghi degli anni di piombo della città, dove quella persona ha abitato, camminato, causato dolore.
Non ci sono solo i sogni, nel significato traslato più celestiale e positivo, siamo fatti di incubi e di colpa: le nostre paure parlano di noi e dei misfatti che non commetteremo.
Forse i sogni ricorrenti mantengono il legame con l'oscurità che non ci confessiamo diversamente.
Meglio così.
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