sabato 30 settembre 2017

Eredità

Se c'è una cosa che mi piaceva fare da ragazzina quando vivevo a casa con i miei era guardare Chi l'ha visto? con mia madre, una trasmissione culto che da sempre si è connotata per essere un servizio pubblico genuino (nonostante gli scivoloni dell'ultimo periodo nella direzione del sensazionalismo becero che spero rimangano irripetibili).
Alcune inchieste della trasmissione mi sono rimaste nel cuore, per la pervicacia e costanza con cui sono state portate avanti, anche in felice solitudine rispetto ad altri, per esempio gli approfondimenti sul caso di Manuela Orlandi e le incursioni dentro la storia nera della banda della Magliana, oppure sul delitto del Circeo, per scovare il latitante tra i tre omicidi e ristabilire quel minimo di verità dovuto a tutti, ma soprattutto alle vittime innocenti, Rosaria Lopez e Donatella Colasanti.

Il massacro del Circeo è stato forse il primo caso di violenza sulle donne che ha suscitato ampio interesse mediatico su un fatto di cronaca nera: era un delitto complesso che comprendeva elementi di violenza politica, psicologica, sociale. Oggi lo chiameremmo femminicidio e non è un caso che io abbia deciso di scrivere proprio in questa giornata di appello contro la violenza sulle donne per la libertà di tutte, oltre che anniversario proprio di quel delitto.


Correva l'anno 1975 e nel racconto del delitto sui giornali di allora le due giovani donne, le vittime, scompaiono quasi subito, perché l'opinione pubblica decise di concentrarsi soprattutto sui carnefici, tre ragazzotti della buona società romana, borghesi, benestanti, studenti universitari, cattolici, violenti e votati all'idea dell'estrema destra fascista: lo shock collettivo si diresse allora alle famiglie che coltivavano in seno presunti virgulti per bene e la stampa focalizzò l'attenzione sullo scontro ideologico e simbolico piuttosto che sui fatti puri e crudi.
Uno dei tre assassini, latitante, scampò alla giustizia italiana fino alla morte in territorio spagnolo in Africa, transitando dapprima in Riviera ligure, sembra a Bordighera, per poi arrivare al reclutamento nella legione straniera spagnola.
I fascisti e neo fascisti nell'angolo di regione Liguria dove sono nata, come pure nel resto della regione se penso ai convegni dei nostalgici della X MAS a Sestri Levante, sono sempre stati presenti. Ricordo bene le origini imperiesi di Mario Sossi, il primo sequestrato dalle BR a Genova nel 1974, e la sua carriera politica dapprima per Alleanza Nazionale, poi per Azione Sociale e infine come candidato indipendente alle Europee nella lista di Forza Nuova soltanto pochi anni fa...
Ricordo i banchetti di Forza Nuova a Ventimiglia in piazza Sant'Agostino, dove ragazzini miei coetanei, tutti maschi, raccoglievano firme contro l'aborto e l'emancipazione femminile e già allora sorridevo di loro amaramente, considerandoli fortunati e sfrontati, se si permettevano di pontificare sui diritti delle loro madri e sorelle, loro che non avevano il coraggio nemmeno di parlare ai un donna fuori dal nucleo familiare! Oggi preferiscono pubblicare cartelli nostalgici in difesa delle "loro donne" contro gli stranieri stupratori: meglio la violenza nostrana, per carità, come nel massacro del Circeo.

Le due vittime del Circeo, donne molto giovani allora, provenivano da quartieri popolari e per questo nei movimenti di sinistra ed estrema sinistra degli anni a seguire al massacro furono erette a simbolo di ingiustizia sociale (la lotta di classe interpretata come uomini contro donne) e modello della causa femminista.
Donatella Colasanti, sopravvissuta per miracolo a quelle ore di violenze terribili- il cui volto tumefatto che si erge dal bagagliaio dell'auto degli orrori di ritorno dalla villa del Circeo è un'immagine tragica e notissima- ha passato la vita intera a testimoniare con forza e decisione una storia allucinante, fatta di processi, interviste e rabbia contro esiti giudiziari non proprio comprensibili: ha chiesto giustizia fino alla fine, rivendicando libertà e autonomia. Donatella Colasanti, infatti, era sempre stata di destra e in un'intervista rilasciata a Stella Pende nel 1996 dal titolo "Seviziata da malati, non da fascisti", alla vigilia della propria candidatura per Alleanza Nazionale poi naufragata, quello che fa impressione è proprio la voglia di affrancarsi dal cappello ideologico che le era stato calzato per anni, in difesa dei valori puri della destra. Nella stessa intervista mi hanno colpito moltissimo le puntualizzazioni sulla verginità, mantenuta con orgoglio nonostante la violenza di quella notte fatale...
Donatella Colasanti è morta nel 2005 per un cancro, a trent'anni esatti dalle 36 ore di violenza del Circeo.

Di Rosaria Lopez invece chi parla più? Violentata a 19 anni, picchiata e annegata in una vasca da bagno per noia, potere, sadismo... Per sempre in silenzio, senza motivo.

La realtà non è schematica come le opinioni, è complessa e complicata.

Questo post è in memoria di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti.

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