domenica 12 marzo 2017

Tradizioni fake

Le famiglie tradizionali, numerose per figli e matrimoni, sono generalmente costellate di piccole e grandi tragedie: lutti, pazzia, suicidi, segregazione, malattia... Sono la nostra mappa personale di radici, male di vivere e felicità.
Nonna Maria a nemmeno vent'anni era già vedova con un bimbo da crescere: il marito sparito nel nulla, secondo alcuni morto ammazzato per mano addirittura del fratello. Caino uccide Abele di continuo nella storia dei poveri: la miseria ha sempre amato la ripetizione, come nei migliori romanzi di Zola.
Rocco, mio zio, ha vagato per anni felicemente inconsapevole senza trovare pace: ha cambiato diversi lavori e molte città e ha abbandonato sua moglie Carla, come solo gli orfani sanno fare. In compenso è stato a sua volta dimenticato dal figlio Mario, esule in sud America con un conto arretrato di IVA da saldare allo Stato italiano.
San Besso, 2025

Michele coltiva il mito dell'età dell'oro da anni; è un orfano anche lui e gli ha giovato poco avere vicini i suoi fratelli Orlando- omonimo di un lontano fratellastro epilettico morto tanti anni fa di segregazione e ignoranza- e Giovanni. Sogna il ritorno al paese di mare in cui è nato, la giovinezza, l'immobilità dei ricordi, ma la nostalgia non si accontenta di queste visioni felici e non lo abbandona mai.

Elena è la donna che meglio incarna il concetto di zen nella mia esperienza quotidiana: nonostante un vero stillicidio di dolore nel suo percorso familiare, continua ad avere lo sguardo rivolto al presente; il compatimento non le appartiene, il ripensamento nemmeno: sa lasciare andare via i pensieri senza farli circolare in modo ossessivo e autolesionista, come invece il mio DNA paterno è solito fare... Eppure suo fratello Raffaele se n'è andato a 36 anni da un giorno all'altro per una leucemia e Giannino, il fratello adorato, sensibile e triste, ha scelto di appendersi al lampadario della sua camera mentre Elena e tutta la famiglia erano in vacanza nella casa di origine, laggiù al paese: di quella notte ricordo solo il trambusto disperato e noi bambini affidati frettolosamente alla vecchia zia dalla parte opposta della strada.

Forse è per allontanare questo carico di fatiche familiari passate che alcuni inventano tradizioni fake, soprattutto in fatto di matrimoni. I miei amici F. e F., per esempio, hanno brevettato il matrimonio civile collettivo. Hanno scelto una location cara alla loro storia personale nel centro Italia e hanno invitato tutte le persone che amano a partecipare attivamente alla celebrazione: una specie di assemblea con tanto di interventi, moderatore e officianti. Il risultato è stato a dir poco paradossale: sposa in bianco, orazioni, canzoni e letture, come in una messa cattolica senza sacerdote, solo una paziente vice sindaca di un paese di provincia, immobile a sorbirsi i monologhi sproloquianti di una platea improbabile, in attesa di leggere gli articoli del Codice Civile necessari a suggellare l'unione.
Come sempre il carico di moralismo non si è fatto attendere: i genitori della sposa col loro esempio hanno fornito a tutti gli ospiti della generazione successiva la dose letale di retorica, senso di colpa e inadeguatezza.

Che belle le famiglie!

Sarà per questo che amo i gatti e il mio desiderio di maternità è inesistente nonostante il passare degli anni?

Ma sì, che sarà mai?

Nessun commento: