Quando ero molto piccola mio padre e mio fratello mi prendevano spesso in giro raccontandomi delle storielle assurde a cui credevo quasi sempre: mio fratello ha cinque anni più di me e si sa che i bambini non colgono facilmente ironia e comicità. Una di queste storie con cui si divertivano aveva a che fare con la Sampdoria, la squadra preferita di mio papà, e con il suo giocatore brasiliano di punta di allora; mi dicevano che quel calciatore fosse pelato coi capelli biondi, una vera rarità!
Ricordo benissimo come mi arrabbiassi e contestassi con forza il paradosso dell'uomo calvo: come faceva a essere anche biondo?
A dire la verità non mi divertivo poi tanto, io…
Un altro scherzo che mi facevano consisteva nel bacio della zucchina. Da bambina mi faceva schifo toccare cose "atipiche" rispetto agli altri miei compagni di scuola: non tanto i vermi, i ragni o le formiche, che invece cercavo sempre di salvare dai piedi distratti dei miei familiari, quanto invece pativo il contatto con alcune verdure, pomodori e zucchine per prime. Le foglie pungevano la pelle e facevano grattare all'infinito! Ecco perché mio padre mi chiedeva di dargli una prova del mio affetto chiedendomi di baciare la zucchina, proprio così.
"Se mi vuoi bene, bacia la zucchina! Tuo fratello lo fa!"
E quel laido di fratello maggiore a ridacchiare!
Negli anni '80 (e anche prima indubbiamente) siamo cresciuti con modello di moralismo importante, al centro del quale il pilastro fondamentale è sempre stato il ricatto morale, strumento che insegnanti e genitori hanno sempre utilizzato con diligenza commovente e convinta.
Effettivamente i cartoni animati dell'epoca accompagnavano in pieno il piano educativo dominante con un pietismo esasperato e strappalacrime a sottofondo di storie difficilissime: brulicavano, infatti, di personaggi poveri e tristi, bimbi orfani che dovevano crescere in fretta da soli, piccoli adulti sfortunati in mezzo a guerre, carestie, montagne, deserti, etc.
L'etica disegnata da queste storie- che ci venivano somministrate all'ora della merenda tra il latte e cioccolato e le merendine!- era gravemente rigida e basata sul dolore come chiave unica e universale della crescita.
Dopo i cartoni del pomeriggio dovevamo per forza sentirci fortunati ad avere casa, genitori, giochi, cibo a pranzo e a cena. Guai a deludere le aspettative di mamma e papà: mai lamentarsi, mangiare tutto e studiare sodo!
Ricordo benissimo come mi arrabbiassi e contestassi con forza il paradosso dell'uomo calvo: come faceva a essere anche biondo?
A dire la verità non mi divertivo poi tanto, io…
Un altro scherzo che mi facevano consisteva nel bacio della zucchina. Da bambina mi faceva schifo toccare cose "atipiche" rispetto agli altri miei compagni di scuola: non tanto i vermi, i ragni o le formiche, che invece cercavo sempre di salvare dai piedi distratti dei miei familiari, quanto invece pativo il contatto con alcune verdure, pomodori e zucchine per prime. Le foglie pungevano la pelle e facevano grattare all'infinito! Ecco perché mio padre mi chiedeva di dargli una prova del mio affetto chiedendomi di baciare la zucchina, proprio così.
"Se mi vuoi bene, bacia la zucchina! Tuo fratello lo fa!"
E quel laido di fratello maggiore a ridacchiare!
Negli anni '80 (e anche prima indubbiamente) siamo cresciuti con modello di moralismo importante, al centro del quale il pilastro fondamentale è sempre stato il ricatto morale, strumento che insegnanti e genitori hanno sempre utilizzato con diligenza commovente e convinta.
Effettivamente i cartoni animati dell'epoca accompagnavano in pieno il piano educativo dominante con un pietismo esasperato e strappalacrime a sottofondo di storie difficilissime: brulicavano, infatti, di personaggi poveri e tristi, bimbi orfani che dovevano crescere in fretta da soli, piccoli adulti sfortunati in mezzo a guerre, carestie, montagne, deserti, etc.
L'etica disegnata da queste storie- che ci venivano somministrate all'ora della merenda tra il latte e cioccolato e le merendine!- era gravemente rigida e basata sul dolore come chiave unica e universale della crescita.
Dopo i cartoni del pomeriggio dovevamo per forza sentirci fortunati ad avere casa, genitori, giochi, cibo a pranzo e a cena. Guai a deludere le aspettative di mamma e papà: mai lamentarsi, mangiare tutto e studiare sodo!
La generazione di mio padre ha avuto questo strano rapporto con il senso del dovere: i miei genitori non sanno ancora godersi i piaceri, che continuano a vivere con un senso di colpa degno di Candy Candy, e non mostrano mai davvero i loro sentimenti con gesti o parole.
L'unico mezzo attraverso cui fanno passare interesse e cura è ancora il cibo, fortunatamente meno tramite la preoccupazione.
Il cibo, archetipo di benessere e opulenza per le culture contadine e proletarie.
Dimenticavo: non ho mai baciato la zucchina.
L'unico mezzo attraverso cui fanno passare interesse e cura è ancora il cibo, fortunatamente meno tramite la preoccupazione.
Il cibo, archetipo di benessere e opulenza per le culture contadine e proletarie.
Dimenticavo: non ho mai baciato la zucchina.
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