| Ventimiglia, 2017 |
I bambini non stanno mai fermi e cadono in continuazione, si sa: se però il cortile della mia scuola elementare in periferia non avesse avuto un brutto battuto di cemento a punte non sarebbe stato male! Soprattutto per le nostre ginocchia.
La mia scuola a pensarci era un vero disastro… La palestra era perennemente chiusa causa radon: insomma non è mai stata agibile perché interrata e non si è mai intervenuti perché lo fosse.
Quello che mi viene spontaneo chiedermi a pensarci ora è: perché un Paese che ha messo la Sacra Famiglia al centro di tutto (e ancora lo fa tramite il clero di una Chiesa misogina e claustrofobica), ha sempre trattato i suoi piccoli cittadini in questo modo così assente e distratto?
E perché il modello cattolico di Bambino Gesù non ha mai messo al centro i bambini, se non nell'unica dimensione di potenziali adulti?
Ci hanno riempito di sensi del dovere, di obblighi, di senso di colpa: non si fa, mangia tutto, Gesù piange, se ti fai male ti do anche il resto, non cadere, non correre, non toccare, pensa ai bambini africani, ti vengono le rane nella pancia se bevi troppo, il riso abbonda sulla bocca degli sciocchi, il bel gioco dura poco! E così via. Ne potrei riempire righe su righe.
Sarà per questo che fatico ancora oggi a cogliere il valore indiscusso della famiglia: ai miei occhi prevale l'immagine del coagulo di moralismo da sciogliere al più presto. Nessuna sacralità, solo un abissale auto- fraintendimento tra ciò che crediamo di essere e ciò che siamo.
Forse la ragione della mia avversità è soprattutto per i fan che la famiglia raccoglie. Chissà.
Ad ogni modo, si dice con una buona dose di retorica e semplificazione che il livello di avanzamento sociale di una comunità si misura dalle condizioni che vengono offerte ad anziani, bambini e animali.
A dirla tutta, non facciamo ancora una grande figura…
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