Le giornate internazionali dedicate alle cause sociali hanno sempre un sapore retorico: nella loro titolatura altisonante grondano inefficacia e mancanza di incisività sul reale.
Anche troppo facile muovere critiche di questo genere: 'non è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e il femminicidio a eliminare entrambi i fenomeni per effetto magico'. Certo.
'Dedicare la giornata del 25 novembre alla lotta contro la violenza sulle donne non servirà
nemmeno lontanamente a cambiare i contesti culturali e materiali che causano gli effetti devastanti sulla società di questa piaga.' Ovvio.
Credo però che siano occasioni immancabili per aprire uno spazio di riflessione collettiva, strutturato in una sorta di calendario civile, su alcuni temi davvero importanti.
Per questo non amo chi mostra di disprezzare con cinismo populista anche questa opportunità culturale. Oppure chi vuole a tutti i costi sentirsi meno ipocrita, più originale e più onesto intellettualmente, ricordando per esempio le vittime di tutti i totalitarismi il 27 gennaio, quando invece si ricordano i milioni di morti dell'Olocausto.
Disprezzo l'anticonformismo a tutti costi, di cattivo gusto.
Disprezzo l'anticonformismo a tutti costi, di cattivo gusto.
Ho sentito leggere e citare più volte i dati su violenza e femminicidio nel nostro Paese. Ho pensato alla famiglia e alla casa di proprietà come valore assoluto della famiglia italiana: a come entrambe, casa e famiglia, si trasformino troppo spesso in strumenti micidiali di segregazione femminile.
E poi mi sono fatta altre domande: perché la violenza sessuale è sempre presente nelle sevizie degli uomini contro le donne? Per tradizione i nemici vengono uccisi dai conquistatori o deportati in schiavitù, ma le donne si stuprano sempre.
Cosa c'è di più abietto di provare a imporre una discendenza a una donna?
Cosa c'è di sbagliato nel pene? Gli uomini non sono figli delle donne? E perché le madri crescono figli violenti?
Le risposte. Da una commemorazione all'altra abbiamo il tempo di trovare le risposte. E di cambiarle.

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