venerdì 9 ottobre 2015

Guardie e ladri

Atene, 2009
Mio zio Rocco è nato cinquant'anni anni giusti prima di me e purtroppo se n'è andato più di dieci anni fa.
Ha avuto una vita meravigliosa e piena di alti e bassi, se non di tragedie vere e proprie, come il miglior protagonista di un romanzo picaresco. Ci siamo incrociati più volte quando ero una bambina e poi conosciuti durante gli ultimi mesi della sua vita, quando è venuto a vivere a casa mia.
Era solo, senza una casa, ma sempre col sorriso e la convinzione di cavarsela.

Del resto se l'era cavata davvero tante volte.

Orfano di padre molto presto, è stato cresciuto dai nonni: a quell'epoca per risposarsi una donna non poteva permettersi di avere eredità pesanti come un bambino di primo letto...
Così Rocco era cresciuto guardando sua madre partorire e crescere i suoi fratelli, in una famiglia che a lui era negata.

Nei mesi insieme mi ha raccontato tante storie, a volte al limite della realtà e forse infarcite di qualche strafalcione, ma tutte degne di essere raccontate.

Mi ha parlato della guerra e della povertà: di quando mia nonna aveva solo dei sacchi di juta per cucire pantaloni per i figli e di come prudessero sulle sue gambe di bambino.
Della pesca in mare con le bombe a mano "prese in prestito" ai depositi segreti di armi degli alleati, nelle grotte lungo la costa: quanti pesci si prendevano in un attimo e senza sforzo! E che festa a casa per il pranzo!
Com'era bello il sorriso di mia nonna allora: Rocco portava a sua madre e alla nuova famiglia di lei la parte migliore di tutto. Sempre. Il fratellino più piccolo era diventato il suo preferito, Michele, orfano di padre pure lui.

E poi le corse nudi per il paese per sfuggire alla Finanza dopo i furtarelli, le bravate e gli scoppi sul mare... Come in Guardie e ladri.

Conosceva tanti modi di dire divertenti, proverbi e sentenze da ogni parte d'Italia: del resto aveva vissuto ovunque e cambiato mille lavori.

La frase che ripeteva spesso e che io adoravo era questa: io non sono mai stato disumano.
L'umanesimo di mio zio era commovente e comprensivo: una religione semplice e amorevole.

Rocco, mio zio, così bravo con le parole, sempre entusiasta, così sereno nonostante tutto, era completamente analfabeta.

La cultura non si accompagna per forza con la parola scritta.

Anzi.

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