sabato 22 agosto 2015

Elena filava

Insieme a Michele va sempre al mare anche Elena, mia madre. Fanno gruppo fisso con Egidio e Letizia e anche altri: sono tutti in pensione e passano il tempo chiacchierando e facendo i bagni.

Elena si è sposata a 27 anni ed è emigrata verso il nord dal paese di nascita soltanto in occasione del matrimonio: le comari della piazzetta la davano già per zitella e la compiangevano sottovoce tra loro; mia nonna invece avrebbe preferito non perderla da casa.

Fino al matrimonio infatti Elena ha lavorato come operaia, prima, e addetta mensa, poi, in una fabbrica tessile. Non una fabbrica qualunque, era una fabbrica parastatale- come ama definirla lei- che un esimio conte biellese aveva accettato di impiantare in quel posto dimenticato da Dio.

Così Elena a 15 anni si era tagliata gli splendidi capelli castani lunghi fino alla vita, facendo arrabbiare non poco suo padre, ed era sbarcata nel mondo del lavoro manifatturiero per rimanerci fino al matrimonio.

Insomma una vera eccezione: una donna non più giovanissima lascia il suo lavoro in Italia Meridionale per andare a vivere al Nord!

Elena è molto orgogliosa del suo passato di lavoratrice in fabbrica: nel 1969, mentre a Torino infuriano gli scioperi dell'autunno caldo, riesce a comprarsi pure la sua prima automobile, ovviamente una Fiat 500 L blu, nuovissima. Basta corriere e passaggi.
Delle lotte dei suoi colleghi operai del nord del Paese non ha la minima idea: per quelle due regioni di confine la fabbrica del conte è una fortuna e ringraziano il Signore per il lavoro che ha creato.

Oggi moltissimi compagni e compagne di lavoro di Elena non ci sono più: si sono ammalati di varie malattie professionali legate alle sostanze tossiche e inquinanti che utilizzavano e al solito amianto di cui era fatto lo stabilimento.

Da ringraziare, quando si lavora, non c'è proprio nessuno. Nemmeno dio.

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