lunedì 14 settembre 2015

Quando sarò vecchio

Cicladi, 2010
Quando ho conosciuto G. dieci anni fa aveva la mia stessa età di ora.

A quei tempi lo trovavo presuntuoso e saccente, interessante ma pedante. Lo trovavo vecchio, insomma.


Sembrava che avesse già fatto e visto tutto e che non si lasciasse stupire da nulla. Aveva studiato, lavorato, suonato, fatto movida, conosciuto gente, fatto cose, cambiato lavoro, convissuto; era stato sul punto di sposarsi e comprare casa, ma anche di lasciare tutto per andare a vivere al mare all'estero, aveva preso un cane, era autonomo, maturo, sicuro di sé e disilluso.
Sapeva tutto lui, porca miseria!

Oggi mi sembra di essere anche più noiosa di lui: davvero in dieci anni si possono fare così tante cose?

Prendere coscienza del tempo che passa è la cosa più terribile che ci possa capitare: ci avviciniamo alla morte e siamo sempre diversi da quello che eravamo. Non potrei essere certa di essere proprio io quella delle foto negli album di famiglia, non ci giurerei… Cosa è rimasto di lei?

Nel film La grande bellezza, una delle mostre che il protagonista Jep deve visitare per il suo giornale consiste in un'esposizione di fotografie dell'artista Ron Sweet: una foto di se stesso tutti i giorni, per tutta la vita. Tutti i santi giorni dalla nascita fino al momento presente: anni di ritratti in migliaia di scatti che offrono le tracce del tempo che passa sulla pelle. La prova.

A pensarci, muoio. La malinconia uccide.

I prossimi dieci anni saranno bellissimi. E imprevedibili!

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