venerdì 13 novembre 2015

Pregiudizi

Nella parrocchia del mio quartiere è "residente" un gruppo scout.
L'oratorio confina col cortile del condominio in cui vivo e la finestra della mia cucina si affaccia proprio lì: d'estate è impossibile non sentire giochi e urla di bambini e ragazzi.


Gli scout si riconoscono a orecchio, perché hanno un modo tutto loro di gridare e di cantare: il volume è più alto dei loro colleghi dell'Azione Cattolica o degli altri movimenti post Concilio Vaticano II.
Sembra che debbano sfogarsi quando non vanno in montagna o a bivaccare: bermuda blu a costine di velluto tutto l'anno, scarponi e zaino comprato negli ipermercati, dove invece nel weekend lavorano commesse come me (che, per inciso, cercano sempre di rifilare loro zaini decenti, non quei catafalchi enormi con cui credono di sacrificarsi e farsi le ossa). Si dice anche che gli scout si sposino tra loro!

Nelle aule dell'oratorio i ragazzi del quartiere fanno anche catechismo e si tengono i corsi prematrimoniali. In primavera inoltrata, prima dei grandi eventi come comunioni e cresime, si possono ascoltare dalle finestre aperte le parole dei catechisti e gli interventi dei bambini.
Una volta ho sentito leggere la parabola del paralitico: la catechista con voce impostata da insegnante elementare attempata chiedeva ai ragazzini cosa avesse richiesto il paralitico per poter incontrare Gesù. I ragazzi rispondevano correttamente: si è fatto calare dal tetto (che cosa tremenda)! E poi, nello sconforto della povera catechista: ma cos' è un paralitico?

Sono convinta da anni che per tutelare meglio i principi e le istanze delle persone praticanti si debba creare in ogni Comune italiano un albo dei cattolici, a cui confermare l'iscrizione oltre i sacramenti ricevuti, magari da bambini senza averlo scelto. I cattolici certificati nell'albo avranno il diritto di essere rispettati dalle istituzioni dello Stato: niente aborto, divorzio, pillole del giorno dopo, anticoncezionali vari, inseminazione artificiale, testamenti biologici e decisioni difficili in fin di vita, per esempio.

Non nascondo  di avere dei pregiudizi verso i cattolici, come loro li hanno verso di me: almeno io lo ammetto, non sono a posto così?
Avete presente  quando i bambini dopo aver combinato una marachella pareggiano i conti con gli adulti? Ricordate come rispondono? Di solito dicono semplicemente: scusa, non l'ho fatto apposta.

E via!

Quel che conta è l'intenzione. Come dare loro torto?

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