mercoledì 4 aprile 2018

Didone abbandonata

Poche volte nella vita ho avuto pienamente fiducia nel futuro: troppo presto ho maturato l'idea che ci fosse poco da stare allegri.
Abbandonarsi agli altri è sempre difficile, è più facile abbandonare o essere abbandonati. Ognuno di noi, però, ricorda almeno quella volta in cui abbiamo lasciato tutto senza dubbi per affidarsi all'altro: casa, famiglia, affetti, amori precedenti. Tutto.

Ognuno di noi, anche il più debole o mite di carattere, è stato decisionista almeno una volta nella vita e si è messo nelle mani dell'altro.
Nulla è mai stato facile anche dopo, magari nemmeno spensierato, ma ciascuno di noi ha incontrato quella persona che non siamo riusciti ad abbandonare, ma nemmeno a rendere felice e a esserne felici davvero, lasciandoci irrisolti e mancanti per sempre, forse colpevoli, ma anche complessi ed evoluti: nodo e snodo della nostra vita.
Quante altre persone abbiamo lasciato alle spalle senza problemi, magari anche fregandocene intimamente della loro sofferenza: spietati convinti ed egoisti come succede solo quando non si ama più. Non è un vanto, assolutamente no, ma ce lo ripetiamo per essere certi di non essere quei tipi insicuri che non sanno stare da soli, oppure che non sono stati in grado di chiudere situazioni già morte per paura della fine o per non guardare in faccia il vuoto lasciato dalle cose concluse.
Ripercorriamo nella mente tutto quello che abbiamo abbandonato: percorsi, carriere, sogni, lavori: sappiamo affrontare la fine nelle sue declinazioni. Certo, con sofferenza e versamento di lacrime- e a volte con molte lacrime (a proposito, le lacrime dietro agli occhi finiranno mai come i follicoli nelle ovaie, oppure no?)-, ma non per un dubbio insanabile, solo per tristezza, perché la fine è sempre triste nella sua possibile irreversibilità.
E nonostante questo esercizio di memoria per convincerci di non essere dei molluschi incapaci, attaccati a un'idea di persona e non a quella in particolare, nonostante questo rimaniamo bloccati a non agire.

L'azione: la cosa più anelata e più temuta.

Per provare a vedere se la parola possa mettere in moto qualcosa, ci prodighiamo in grandi annunci e promesse e ci trasformiamo in una Didone mortifera e maledicente, affranta e sconquassata, capace solo di scrivere e parlare come libri strappati, con frasi fatte, citazioni e pensieri sparsi: "Parlar e lagrimar vedrai insieme".
Avremo pena di quei noi stessi così umiliati e offesi, cercheremo di non immaginarci più in quel modo e ne rideremo anche, al momento giusto, quando saremo di nuovo felici con qualcuno.
Lo saremo, lo sappiamo, ma non lo accetteremmo mai sul momento...

Quando ci capitano storie come queste essere abbandonati è una fortuna: il peso della decisione è un fardello troppo pesante: che fortuna, eh!


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